Cosa significa “Portare”?
Ci sono due significati sostanziali:
- il significato “stabile”, che si fa carico del peso, lo sostiene, lo regge, lo sopporta, lo supporta e
- il significato “mobile”, che muove il peso e lo trasporta
Portare un piccolo non è così diverso: significa farsi carico del bambino, tenerlo addosso, o “indossarlo”.
Portare i piccoli non propone un’ideologia né una strada da seguire a occhi chiusi uguale per tutti né la sicurezza di fare tutto giusto, ma vuole essere un invito alla riflessione su cosa significhi relazionarsi con i nostri bambini e con il nostro futuro.
Lo sapevi che ad oggi due terzi dell’umanità porta ancora i propri bambini?
In tutto il mondo è molto diffusa la pratica del portare, a parte in Europa e negli USA che lo è un pò meno.
I bambini si sono sempre portati indubbiamente per semplice necessità. Ma osservando le pratiche di maternage nel mondo si nota che laddove si è creata una cultura del portare, questa pratica sia adatta a “crescere” i bambini e non semplicemente una modalità di trasporto per mancanza di alternative definite più comode.
Portare nel Mondo e in Europa ieri e oggi differenziando questa pratica nel doppio significato, possiamo così sintetizzare:
il “portare” per trasportare
e il “portare” per modalità nel modello di cura del piccolo
Tradizionalmente i bambini sono portati sul fianco e sulla schiena così che la loro pancia si appoggi sempre al corpo di chi lo porta.
Raramente vengono portati in braccio davanti.
Si tratta perciò di adottare posizioni fisiologiche sia per il bambino che per chi lo porta. Una modalità non fisiologica, a lungo andare avrebbe procurato danni alla postura di un’intera popolazione.
Una società che conta sul lavoro fisico non può permettersi lo sviluppo e il mantenimento di una pratica del portare non fisiologica.
Ma lo sapevi che in molte culture il supporto porta bebè tradizionale ha un nome proprio, indice di una cultura del portare: il Mei Tai in Cina, il Pondeagi in Korea, l’Ombuhimo in Giappone, il Bambaran in Guinea, il Pagne in Senegal, kanga in Kenya, il kikoy nell’Africa Occidentale, il Bilum in Nuova Guinea, il Selendang in Indonesia, il Rebozo in Messico, l’Amautik in Alaska e così via.
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Lo Staff di WearMe