Il rituale della legatura della fascia porta bebé

Il rituale della legatura

Nella nostra società c’è pochissimo spazio per i rituali.
Sono considerati qualcosa di vicino al tema religioso o spirituale, profumati d’incenso e accompagnati da canti o solennità.
Si sono perse le altre accezioni del termine “rituale”. Quelle ad esempio legate al compiere azioni con presenza, con gesti ripetuti, eseguiti con consapevolezza, attenzione, centratura, intenzione.
Perché è questo che presuppone un rituale: non solo il piano meta sico è di sua pertinenza, anche altro, molto altro, facilmente rintracciabile nella quotidianità.

Il legare in fascia, ad esempio, può diventare una sorta di rituale. Non si tratta forse di gesti ripetuti?
Non si tratta forse di scambio, incontro?
Non si tratta di corporeità e mettersi nella condizione di esserci?

Non vorrei con queste considerazioni appesantire il concetto o dare alla strategia del portare un valore maggiore rispetto ad altre. Niente a atto!
Come dico sempre si può portare in molti modi e tante azioni, scelte, strategie che si adottano con i bambini o nella vita possono avere un valore rituale.

Fascia neonato Wear Me

Tuttavia vorrei riflettere con voi su come la fascia, la legatura, il contatto, il portare, se integrati nella propria vita con presenza e consapevolezza, possano aprire nuovi campi di possibilità.

Cosa implica quindi il rituale della legatura? Creare uno spazio

Non è sempre facile, a volte si lega di fretta, con a anno e velocità, magari perché il piccolo piange. Altre volte lo si fa in giro osservati dalla gente. Altre volte ancora invece le condizioni sono più favorevoli, ma le mani vanno da sole, perché l’automatismo governa il processo. Ad ogni modo, qualsiasi siano le possibilità e condizioni sarebbe davvero utile, quando si esegue la legatura, farlo con un’intenzione: creare lo spazio per l’altro.

La vicinanza che sperimentano portato e portatore usando la fascia o un supporto è un’unione intensa, anche dal punto di vista energetico.
I corpi comunicano, si scambiano informazioni, collaborano.
Il nostro corpo di portatori, se facciamo spazio, si fa più accogliente, rotondo, ricettivo, capace di stare. Facendo spazio ci si prepara, si stabilisce appunto un’intenzione di apertura. Si possono così allentare le tensioni, si può creare una sorta di abbraccio capace di includere il piccolo e farlo sentire a suo agio.

Sembra sciocco, ma predisporsi con consapevolezza ad un determinato momento o ad una determinata azione può essere molto potente. Questo perché da un punto di visto biologico e siologico si muovono alcuni ormoni e neurotrasmettitori che agiscono sul tono corporeo, che in uiscono sul ritmo del respiro e che in generale apportano grandi bene ci non solo a mamma o papà portatori, ma anche al piccolo portato.

Il respiro

Il respiro è tante cose: funzione, necessità, strumento, strategia...
Tanto importante quanto sottovalutatissimo nella nostra vita il respiro è davvero un elemento fondamentale per la siologia del corpo e nello scambio con gli altri. Proviamo a pensare: quante informazioni percepiamo, anche a distanza, dal modo di respirare di una persona? Ad esempio, cosa capiamo o sentiamo quando abbiamo vicino qualcuno in a anno o che sta in apnea?
E immaginiamoci nel contatto dato dalla fascia o dal marsupio: quanto possiamo trasmettere di noi solo con il ritmo del nostro respiro?

Ormai è noto: le emozioni possono in uenzare il ritmo respiratorio, ma al contempo il ritmo respiratorio può in uenzare le emozioni.

Quindi super importante è, quando si lega, porre attenzione al proprio respiro. Come sto respirando? Sono in a anno? Sono in apnea? Posso modi care il ritmo? Posso rallentare o far meglio uire dentro e fuori l’aria? Come sento il mio corpo? Come risponde il mio bambino al mio modo di respirare?

Basta fare qualche prova!
I piccoli hanno antenne super sensibili, percepiscono moltissimo dell’ambiente interno ed esterno la madre o il padre proprio leggendo i segnali del suo corpo. Proprio decifrando il tono corporeo e il respiro.

Fascia porta bebé

Due parole dal valore inestimabile quando si lega. Con un significato importante sia da neofita che da portatore esperto.

Calma: che si riferisce al tempo e allo stare. Si riferisce a quel tempo soggettivo che segue il bisogno di ognuno. Che magari è troppo per me o poco per te, ma giusto per un altro. Che serve a fare con tranquillità, con sicurezza, con cura. Quel tempo all’inizio fondamentale per a errare i gesti, fare proprio il processo. Quel tempo che via via si accorcia fino ad essere brevissimo quando mettersi il proprio piccolo addosso diventa automatico, fluido.

Ma calma, non è solo tempo, può essere anche stato emotivo ed energetico. Tanto più e efficace, quanto più attenzione si è data al fare spazio, al corpo e al respiro.

Centratura: esserci, stare. Onestà, presenza. Come a dire “Sono qui, presente a questi gesti, che so da dove arrivano e so dove vanno. So cosa devono fare e cosa stanno facendo. Le mie mani si muovono sul tessuto, sul supporto, le mie braccia sono attorno a me e su di me. Il mio corpo risponde. Sono qui con me stess* e con il mio bambino/la mia bambina.”

Fare con calma e centratura cambia il senso, l’esito e l’intensità delle cose. Anche quando si tratta di una legatura o di aggiustarsi un supporto.
Serve sì la tecnica, fondamentale. Ma come in tutto c’è anche il modo di vivere la tecnica, di stare nel momento, nello scambio che implica e nell’evento.

In conclusione, proviamo a riflettere: come ci immaginiamo che sia, legare in fascia, portare un bambino, aggiustare una legatura o un qualsiasi supporto se fatto in questo modo?

Beh..Io consiglio di provare!

Martina Sarti

Professione Ostetrica

Qui trovate tutti i suoi riferimenti: 

https://www.ostetricamartinasarti.it/

@martinasarti__